Giochi proibiti

Giochi proibiti François Boyer

Paola Blandi
20 Agosto 2022

L'innocenza violata dalla guerra nell'indifferenza degli adulti

Quando è uscito in Francia, nel 1947, “Giochi proibiti” opera prima di François Boyer è stato bellamente ignorato da critici e lettori. E il successo del film diretto nel 1952 da René Clément (e sceneggiato dallo stesso Boyer), vincitore lo stesso anno del Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia, ha oscurato ulteriormente il romanzo. Perfino il celebre brano omonimo inserito nella pellicola e ormai considerato un evergreen delle esecuzioni per chitarra, ha avuto più successo del libro.
Doppiamente meritoria dunque l’iniziativa di Adelphi che, fedele alla vocazione di (ri)scopritore di opere e autori italiani e stranieri del suo geniale e compianto fondatore Roberto Calasso, lo ha recentemente  pubblicato facendolo uscire dall’oblio a cui sembrava condannato. Un piccolo gioiello letterario tutto da scoprire, che mette al centro l’innocenza di due bambini irrimediabilmente contaminati dalla malvagità della guerra, che resta però sempre in sottofondo, come una scenografia usata per rappresentare la malvagità umana.

Paulette, nove anni, dopo avere perso prima la madre e poi il padre durante la drammatica marcia dei disperati in fuga da Parigi bombardata dai tedeschi, approda tutta sola a Saint-Fax, un agglomerato di casali di poveri contadini che coltivano barbabietole ai quali la guerra ha strappato figli e mariti, ma soprattutto braccia utili per sfamarsi.

Forse la storia di Saint Fax era degna di interesse ma Saint Fax ignorava la Storia. E in quel giorno di giugno 1940 fu chiaro che la Storia contraccambiava con un identico disprezzo.

Paulette non possiede più nulla e vive della carità sgarbata della famiglia di Michel, 10 anni, ultimo figlio di una coppia di contadini abbruttiti dal lavoro. Tra i due bambini nasce un’amicizia speciale e delicata che li isola da quel mondo che non si cura di loro. Michel scopre grazie a quella bambina un sentimento di amore e tenerezza che fino a quel momento gli era sconosciuto, cresciuto a suon di botte in un mondo nel quale nessuno gli ha mai fatto una carezza perché l’amore è un lusso da ricchi e nel quale perfino la fede è solo un grottesco susseguirsi di regole senza anima. Paulette, che l’amore lo ha invece conosciuto e perso, reagisce dettando le regole di un nuovo gioco che prevede di dare sepoltura a tutti gli animali morti che incontrano nel loro girovagare, restituendo loro la dignità di una croce, a costo di rubarla nel cimitero degli umani, dove riposano anche i giovani partiti per la guerra.
Insieme i due bambini affrontano l’immane compito di farsi una ragione del Male e di elaborare il lutto della loro infanzia. Ma i giochi proibiti degenerano con conseguenze tragiche.

Boyer scrive un romanzo feroce e disincantato nel quale non può esserci posto per un lieto fine. Perché le storie di guerra non finiscono mai bene e quello che toglie, come nel caso dell’innocenza dei due bambini protagonisti del racconto, non lo restituisce più. Resta la compassione, sentimento prezioso che grazie al geniale cambio di prospettiva della scrittura di Boyer si riflette nel lettore.


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Autore François Boyer
Titolo Giochi proibiti
Traduzione Maurizio Ferrara
Editore Adelphi
Pagine 130
Prezzo € 16